Approccio in Studio Odontoiatrico / Sala Operatoria

In Sala Operatoria si procederà al monitoraggio completo (ECG, PA, FC, FR, SaO2) e si indurrà l’anestesia generale in respiro spontaneo, preferibilmente senza intubazione (non invasiva). Si collocheranno i sondini nasali con erogazione di un flusso di ossigeno intorno ai 2-3 litri/min. Nei casi più semplici, questi ultimi saranno posizionati nelle narici. Nei casi più complicati saranno messi con massima delicatezza nel rinofaringe, in modo da ridurre lo spazio morto respiratorio e riuscire ad approfondire il piano di anestesia. Normalmente, in questa maniera si migliora di 2-3 punti la saturazione di ossigeno.

Nei bambini e nei pazienti non collaboranti, infatti, non è pensabile né attuabile eseguire un intervento in sedazione. Il piano di anestesia deve essere il più profondo possibile, ma pur sempre compatibile con la respirazione spontanea del soggetto.

Terminato l’intervento, il risveglio di questi pazienti dovrà essere molto più accurato e attento rispetto ai pazienti collaboranti.

Si dovrà eseguire un risveglio molto delicato, non brusco (soft), preoccupandosi che il paziente abbia accanto una figura familiare e non sconosciuta. Pertanto si chiameranno i caregiver quando l’anestesista lo riterrà opportuno.

Il periodo di osservazione post-operatorio in questi casi non potrà essere quantificato a priori (45’-1h -1,5h), ma dovrà essere frutto di un accordo tra anestesista e familiari, in rapporto soprattutto alla situazione clinica e comportamentale di questi soggetti che, come è noto, tendono a voler andare via quasi subito appena sono un po’ vigili per poter rientrare in un habitat per loro familiare.

Prima della dimissione, si dovrà curare con precisione e generosità la terapia antidolorifica, essendo per la maggior parte persone che non verbalizzano e che hanno una soglia del dolore molto bassa.

In conclusione, è importante rilevare ancora una volta l’alta formazione specialistica di tutto il team nell’affrontare ogni fase del trattamento dei pazienti con bisogni speciali e soprattutto le doti umane e le soft skills per interfacciarsi con i caregiver.