L’Odontoiatria Speciale (Special Care Dentistry) è la disciplina odontoiatrica che si occupa della cura dei pazienti che hanno bisogni speciali (special needs) e che devono essere curati con tempi e modi diversi da quelli di routine.
Tipicamente i pazienti con bisogni speciali sono sempre stati considerati solo quelli affetti da disabilità psichiche e motorie, malattie neurologiche e disabilità sensoriali.
Nel tempo però il concetto di pazienti con esigenze particolari si è modificato e rientrano in questa categoria varie tipologie di soggetti che hanno come denominatore comune il fatto di dover eseguire le cure dentali con un approccio diverso da quello che è utilizzato usualmente.
Nella mia esperienza tali pazienti sono curati con procedure di odontoiatria chirurgica in un setting diverso dallo studio odontoiatrico (in sala operatoria) e con tecniche anestesiologiche particolari quali la sedazione per via endovenosa e l’anestesia generale.
Le tecniche odontoiatriche sono le stesse utilizzate con tutti gli altri pazienti, ma in quelli con bisogni speciali, oltre all’anestesia locale, si utilizzano altri farmaci anestetici per via endovenosa, che inducono vari gradi di profondità del piano di anestesia, passando dalla semplice sedazione cosciente alla sedazione profonda per scivolare verso una vera e propria anestesia generale.
L’Odontoiatria Speciale è praticata in Italia quasi esclusivamente nel settore pubblico, ma con estrema difficoltà giacché l’offerta odontoiatrica pubblica rappresenta purtroppo meno del 10% di quella totale. Ci sono spesso sfortunatamente liste di attesa, che si sono dilatate anche a causa della pandemia COVID-19.
Nel settore pubblico l’Odontoiatria Speciale è praticata in anestesia generale in modalità cosiddetta invasiva (cioè con intubazione oro-rinotracheale) quando invece in mani molto esperte può essere praticata in modalità non invasiva (senza intubazione).
Nel settore privato, invece, il problema è rappresentato dalla mancanza di cultura odontoiatrica di sala operatoria e dai costi, spesso insostenibili dalle famiglie dei pazienti, per accedere alle strutture sanitarie complesse private.
Per l’utilizzo delle sale operatorie nel settore pubblico viene data indubbiamente la precedenza a casi più complessi e forse anche più remunerativi in un’ottica ormai aziendale, ma per le famiglie dei pazienti con bisogni speciali che devono magari anche solo curare dei denti da latte in pulpite o con ascessi ricorrenti e dolore acuto la non presa in carico dei loro familiari nel breve periodo rappresenta un dramma, soprattutto se non si ha possibilità economica di accedere alle poche strutture sanitarie private disponibili in grado di dare una risposta terapeutica efficace.
Altro problema è rappresentato dal fatto che spesso nel settore pubblico non si eseguono terapie odontoiatriche conservative, ma soprattutto terapie demolitive con estrazioni dentali, che potrebbero essere evitate in quanto provocano una menomazione della funzione masticatoria anche in giovane età.
Questa situazione non è comprensibile se si considera che secondo i dati ISTAT siano 3,1 milioni le persone disabili in Italia, il 5,2% della popolazione Italiana.